Governo? No, grazie ... Belgio docet

Parliamo del Belgio: Quattrocentocinquantadue … tanti sono i giorni di assenza di un governo ufficialmente in carica a Bruxelles. Sfiduciato dal Parlamento, senza un successore designato per i veti incrociati dei partiti francofoni o fiamminghi (in Belgio non vi sono formazioni politiche unitarie), il Primo Ministro Yves Leterme disbriga solo gli affari correnti in attesa che la situazione si sblocchi. Un'attesa che dura dalle elezioni del giugno 2010  il cui verdetto, come si vede, non ha indicato un unico vincitore, ma la necessità di costruire una coalizione inedita. Un record mondiale (negativo?) da Guinnes dei Primati! Un anno e tre mesi senza direttive di politica economica, senza manovre finanziarie da "lacrime e sangue", senza decreti legge per provvedimenti di insolita rapidità ed urgenza … Un disastro? Non si direbbe proprio, considerando soprattutto la crescita economica del Paese di Re Alberto II, nel 2010-2011 superiore alla media dell'area euro (+1%), e il particolare contenimento del debito sovrano e della spesa pubblica (meno governo=meno spesa ... appena il 2,8% di deficit!) - fonte: ilfattoquotidiano.it.
Legittima domanda: come può essere possibile? Al di là delle facili interpretazioni sul ruolo della politica, oggi ancor meno di ieri percepita come solutrice di problemi (anzi, dai più viene vista come un "peso sociale"), la risposta forse risiede nella evidente trasformazione in atto nelle nostre società europee, sempre più interconnesse tra di loro e con il resto del mondo grazie alle nuove tecnologie di comunicazione che permettono, in tempo reale, decisioni rapide e particolarmente "pragmatiche", molto attinenti cioè al problema che si intende risolvere e alle specificità della realtà locale in cui intervengono. Senza interfacce burocratiche, senza intermediazioni istituzionali che non siano, al massimo, di coordinamento e raccordo.
La non indispensabilità, oggi, di un governo centrale nazionale, come tradizionalmente lo intendiamo da alcuni secoli, sembra proprio dimostrata dai belgi! Loro continuano tranquillamente a lavorare, produrre, consumare, ad amministrare la giustizia, a garantire servizi scolastici, universitari ed ospedalieri, a mantenere un esercito e tutti i servizi di difesa, anche in missioni all'estero (Libia) … esattamente come prima! Anzi, meglio!


Vero è che l'organizzazione statale del Belgio, una monarchia confederale, lascia istituzionalmente ampie autonomie alle Regioni Valloni e Fiamminghe che quindi operano puntualmente sul territorio, ma probabilmente stiamo lo stesso assistendo al primo involontario esperimento di anarchia inconsapevole su larga scala che mai abbia avuto luogo in Europa, intendendo per Anarchia, senza significato spregiativo, letteralmente una "assenza di governo" come quella del Belgio. Teorizzata sin dall'antichità, oggi l'anarchia diventa possibile grazie alla interconnessione informatica e alla circolazione, e condivisione, delle idee in tempo reale. E' arrivato forse il tempo di "riconsiderare" gli Stati nazionali rivedendo la loro struttura come una forma ormai superata e storicamente inadatta di organizzazione politica.
Anche in Italia la società civile ha cominciato a prendere coscienza del problema, e l'interesse per la campagna referendaria per l'azzeramento delle province e della casta ne è la prova più attuale ed evidente, con 160 mila firme raccolte in pochi giorni solo dall'Idv, persino sulle assolate spiagge d'agosto. La gente vuole riprendersi il controllo della propria vita politica e sociale, tornare ad essere protagonista senza intermediazioni di potere e di lobby e perchè no ... possibilmente anche senza Governo!

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